Page 12 - MARCELLO FANTONI
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sempre alto lo standard qualitativo dei prodotti, senza quale attivamente partecipò come vedremo, non perse
cedere a sbandamenti o misture stilistiche poco di vista la sua vera vocazione, quella di artista. Negli
ortodosse. anni della guerra, dove tutto era appeso a un filo, a
La personalità artistica di Fantoni sarà partire dai luoghi dove si viveva o si lavorava, fino ad
profondamente segnata, agli albori del quinto decennio arrivare alla stessa vita, Fantoni lottò per poter ritornare
del secolo, dalla guerra. La sua attività, già così ben a dedicarsi a pieno alla sua attività, conscio di aver
avviata, subirà un profondo e forzato cambiamento. trovato solo in quella il mezzo per arrivare alla piena
Deciso tuttavia a non abbandonare del tutto il suo realizzazione di se stesso.
mestiere, dovette però cedere all’imposizione statale di In quest’ottica va dunque letto il suo impegno nel
fabbricare “oggetti utili”, pena la chiusura del Comitato Toscano di Liberazione: senza fini politici
laboratorio. Così, grazie alla produzione di barattoli per personali, senza investimenti, senza forse una grande
la marmellata e vasi da notte, Fantoni proseguì nel passione. Fantoni ripete spesso di averlo fatto solo
proprio lavoro e riuscì a tener aperto e funzionante perché era necessario, perché si era ritrovato
l’atelier dove, ricordiamo, modellò alcune sculture che nell’ingranaggio di quella macchina: ma una volta
oggi riconosciamo come autentici capolavori. È del sposata la causa il suo contributo fu pieno e valido,
1942 la splendida Deposizione, oggi conservata al come quello, del resto, del padre Renato e del fratello
Brooklin Museum di New York, che racchiude, Gianni, nonché della sorella Grazia, sovente impiegata
nell’abbraccio disperato della Madre al corpo senza vita come staffetta dai gruppi d’azione partigiana.
del Figlio, l’angosciosa inquietudine di quegli anni, Fu in effetti Renato Fantoni, da molti anni
venendo ad assurgere, in una sintesi formale di grande importante esponente del Partito Liberale fiorentino, a
drammaticità, l’entità di un manifesto corale di fronte coinvolgere i figli nella lotta partigiana. Già dai primi
all’atrocità della barbarie ed al terrore della morte mesi del 1943 alcuni liberali – fra i quali il marchese
prematura, che è la restituzione, attraverso l’immagine Aldobrando Medici Tornaquinci, Guglielmo di San
analogicamente interpretata, di uno stato intimamente Giorgio, Eugenio Artom e lo stesso Renato Fantoni –
sentito, partecipato nel profondo. iniziarono ad affrontare il problema della partecipazione
Fantoni non perse però, nemmeno in quegli anni degli uomini del partito alla lotta per la Liberazione.
così difficili, la lucidità, né fece sì che gli eventi, per Non fu facile compito, principalmente perché il Partito
quanto fosse possibile, lo persuadessero ad abbandonarsi Liberale contava allora a Firenze un esiguo numero di
a quello stato di torpore e disorientamento che dà la iscritti (alcuni dei quali inizialmente recalcitranti
coscienza della labilità del futuro. Acquistò così, all’idea di partecipare alla lotta insieme ad elementi di
all’inizio degli anni Quaranta, alcune quote di una fede politica opposta), difficile da organizzare
società, di proprietà di un amico conosciuto alla Scuola militarmente in maniera efficace. A questo si aggiunga
di Porta Romana, che produceva mattoni e tegole, che, a differenza dei partiti Comunista e Socialista, il
all’Impruneta. Lo spinse a questa decisione la radicamento nel territorio a livello popolare era
collocazione del suo laboratorio, troppo accosto alle sostanzialmente inesistente, e dunque il reperimento di
linee ferroviarie, bersaglio fin troppo prevedibile di uomini disposti a dedicarsi pienamente alla lotta
bombardamenti nemici. Consapevole di poter perdere armata, fu estremamente difficoltoso. Eppure la
tutto da un momento all’altro, sentì così l’esigenza di necessità di contribuire alla Resistenza – anche in vista
investire in qualcosa che forse, una volta conclusosi il della futura partecipazione alla vita politica cittadina,
conflitto, lo avrebbe messo in condizione di poter una volta finita l’occupazione nazi-fascista – con i
riprendere la sua attività. Sempre per questo motivo, propri mezzi e le proprie competenze, fece sì che
riuscì a prendere a pigione uno dei sotterranei di diverse squadre si organizzassero, comandate da
Palazzo Ferroni nel centro storico di Firenze, allora Giacomo Corda e dal tenente Enzo Valori.
affittato dalla Società Italiana della Scherma, nel quale Renato Fantoni, dedito principalmente alla
ammassò una buona parte delle ceramiche realizzate raccolta delle armi, allo stabilimento di collegamenti
negli anni precedenti, per salvarle dalla distruzione. con l’organizzazione degli altri partiti ed il comando
Una scelta lungimirante, perché solo un caso alleato, nonché allo svolgimento di attività di
fortuito volle che il laboratorio di Villa Fabbricotti fosse controspionaggio, fu un elemento particolarmente
risparmiato: le prime bombe infatti furono lanciate attivo ed i figli, condividendo i suoi ideali, sposarono in
proprio in quella zona, ed alcuni palazzi, anche molto pieno la sua causa e seguirono, per quanto possibile, il
vicini al laboratorio e alla casa dove Fantoni abitava suo percorso. Gianni e Marcello lo aiutarono nel
insieme alla famiglia, vennero completamente distrutti. reperimento di quanto fosse necessario al
E’ questo un aspetto del pensiero di Fantoni che vale la sostentamento dei combattenti: munizioni, medicinali,
pena di sottolineare perché ci dà modo di constatare viveri, torce da segnalazione, giornali, denaro. Essi
che, accanto all’impegno per la lotta di Liberazione alla dovettero svolgere gran parte di questo lavoro anche
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