Page 11 - MARCELLO FANTONI
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chiudere, in seguito alle sanzioni economiche messe in invasive che disturbassero uno dei palazzi più belli di
atto contro l’Italia all’epoca della guerra d’Etiopia. Firenze, si limitò ad intonacare le pareti della sala
Al ritorno da Perugia, Fantoni lavorò, per qualche (appendendovi alcune piccole strisce di legno, per
mese, alla Triennale di Milano. Ristabilitosi fissare gli scaffali che esponevano le ceramiche), ed a
definitivamente a Firenze, continuò a lavorare nel suo detergere e lucidare accuratamente il bel pavimento
piccolo laboratorio allestito nella cantina del villino di originale in mattoni e marmo, del XV secolo. Tutto
Via Puccinotti, finché un amico del padre, constatando l’ambiente, non troppo grande ma di evidente buon
la qualità degli oggetti che progettava, e la serietà della gusto, era illuminato da alcuni divertenti lampadari,
sua attitudine, si profferse di prestargli una somma di dall’insolita forma, disegnati dallo stesso architetto
denaro, necessaria all’apertura di un laboratorio più Spadolini.
professionale. Colto da comprensibile entusiasmo, Inizia in questi anni, sullo scorcio del quarto
Fantoni si mise subito alla ricerca di un locale idoneo decennio del secolo, il proficuo rapporto con i
alle sue esigenze ed acquistò a Montelupo, per mille commissionari che venivano dagli Stati Uniti: Firenze
lire, un forno per la cottura delle ceramiche quando, era un centro di grande interesse per i “buyers”, i
improvvisamente, l’amico del padre ritirò la sua offerta compratori, la centrale di rifornimento dei grandi
di aiuto. Trovatosi ormai in una situazione dalla quale magazzini, dove si potevano acquistare prodotti di
non poteva più tirarsi indietro, avendo già impegnato grande qualità ad un prezzo più che vantaggioso. Il
parte del capitale promessogli, Fantoni ricorse ad un desiderio di scoprire sempre qualcosa di inedito in
parente, che fortunatamente coprì, con una somma di campo artistico, e la conseguente introduzione di nuovi
novantamila lire (un vero e proprio capitale all’epoca), prodotti sulle piazze del loro paese, portarono allora le
il debito già contratto. belle ceramiche di Fantoni al centro dell’attenzione di
Così, nel 1936, nasce il primo laboratorio dove si importanti uomini d’affari d’oltreoceano. Questo
producevano le ceramiche “Fantoni”. L’atelier era stato contribuì ad iniziare quel rapporto privilegiato tra
sistemato nei locali dell’ex teatrino della chiesa Fantoni ed i mercanti d’arte e collezionisti degli Stati
dell’Immacolata, in Via Luigi Lanzi, alle vecchie Uniti, che si consolidò ulteriormente negli anni del
scuderie della villa Fabbricotti. Era ancora un piccolo dopoguerra – anche in seguito ai numerosi viaggi in
locale, con adiacenti gli spazi delle scuderie (che poi, America, dove Fantoni ricevette, come vedremo più
nel corso degli anni, Fantoni riuscì ad affittare, dettagliatamente in seguito, importanti riconoscimenti
ingrandendo notevolmente l’ambiente iniziale), ma – e che ancora oggi continua ad essere vivo e fecondo.
dotato di tutta l’attrezzatura necessaria – un tornio ed A questa attività Fantoni affiancava la attiva
un forno elettrico – alla creazione di piccole e grandi partecipazione alle mostre commerciali, concorsi e
sculture in ceramica. Inoltre, nei mesi immediatamente rassegne d’arte più importanti d’Italia: con vero e
successivi all’apertura dell’atelier di Villa Fabbricotti, proprio spirito imprenditoriale, si occupava al
Fantoni si rese conto di quanto fosse importante contempo della produzione e della vendita, e già negli
affiancare all’attività di produzione delle ceramiche,uno anni immediatamente precedenti alla guerra, aveva
spazio espositivo che potesse farlo ulteriormente ottenuto risultati sorprendenti.
assestare sulla scena artistica fiorentina, oltre che farsi Già nel breve periodo in cui lavorava a Perugia,
conoscere ad un numero più ampio di persone,ed avere Fantoni pensava a come organizzare l’assetto del
quindi maggiore possibilità di vendita dei suoi oggetti. proprio laboratorio – trasformatosi nel primo
Scelse per questo motivo di aprire una “boutique di dopoguerra in vera e propria fabbrica – perché tutto
ceramica” in un fondo adiacente alla Loggia Rucellai, rispondesse a pieno ai suoi ambiziosi propositi. La
in Via della Vigna Nuova. Posto in una delle vie più prima scelta oculata fu quella dei dipendenti: tutti
eleganti, già allora fulcro dell’arteria commerciale della giovani della propria età, nuovi al lavoro della
città, il negozio fu un importante veicolo attraverso il modellazione delle ceramiche. Giovani amanti dell’arte,
quale Fantoni iniziò non solo a farsi conoscere ad un che impararono insieme a Fantoni il mestiere, senza
pubblico eterogeneo e non solo locale, ma a riscuotere portarsi dietro “vizi” dovuti all’apprendistato in altre
quel successo di vendite che gli permise in primo luogo officine. Perché ciò che questo ragazzo aveva in mente
di restituire in breve tempo la somma prestatagli fin dal suo esordio, è che tutto dovesse funzionare
all’apertura del laboratorio e, successivamente, di secondo il suo disegno, e nessun’altra personalità
raggiungere una posizione di relativa prosperità artistica dovesse emergere, all’interno dell’atelier, a
economica, indispensabile premessa per un più sereno discapito della propria. Fantoni solo disegnava i modelli
svolgimento del proprio lavoro. L’allestimento e dava le direttive agli operai sulla loro realizzazione,
dell’ambiente espositivo del negozio fu affidato da senza mai ammettere eccezione alcuna. Sapeva quanto
Fantoni al suo amico Pierluigi Spadolini, un giovane una guida energica ed inflessibile fosse elemento
architetto fiorentino il quale, senza adottare misure indispensabile alla buona riuscita degli affari, per tenere
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