Page 17 - GIAMPAOLO TALANI
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e musicisti dell’improvvisazione: il suo ritratto mentre dipinge ed espone un quadro con
               la battigia, ha così  la precisa funzione di concludere il gruppo e dare compiutezza alla
               scena. Ricchissima la gamma di colori, intensa e contenuta nelle sfumature, tonalizzata
               sugli  azzurri  ed  i  verdi-grigi  delle  giacche,  graduati  attraverso  passaggi  sottilissimi  e
               preziose modulazioni verso l’ocra, man mano che si avvicina il piano del fondo.
               È certamente, questo, uno dei momenti più felici della pittura di Giampaolo Talani, per
               l’eleganza di una stesura laboriosa, per la minuziosa cura d’esecuzione, che indugia sul
               particolare con tocchi densi e saturi di colore, espressione euforica di un temperamento
               passionale ed ancora giovanile, che riusciva ad imporsi sui visionari affondi nel mondo
               dell’inquietudine.

               Sul finire degli anni Novanta i sentimenti di Giampaolo Talani si infrangono contro un
               mutamento della sua storia, ed un rinnovato senso di inquietudine inizia a guidargli
               la mano sulla tela.  Una maggiore consapevolezza della fragilità  del passaggio umano
               sulla terra si traduce in un cambiamento stilistico che caratterizzerà una copiosa serie
               di dipinti raccolti sotto il titolo di Un forte vento di mare. La salda struttura formale
               che organizzava dall’interno gli episodi della pittura giovanile inizia a perdere la sua
               compattezza:  compare,  nell’universo  figurativo  di  Giampaolo  Talani,  l’elemento  del
               vento.  È  il  pittore  stesso  a  svelarcene  il  significato,  negli  intermezzi  lirici  composti
               parallelamente ai dipinti: inaspettato, fulmineo, il vento di mare colpisce gli uomini, li
               solleva in un turbine che li porta a morire lontano, in luoghi sconosciuti; porta via con
               sé frammenti di vita, offendendo la memoria, e nulle rimangono le azioni degli uomini
               per opporre resistenza. È il vento che sconvolge gli uomini della battigia, intesi ancora
               come sostituti dell’umanità, in un appuntamento fatale, che possono solo augurarsi di
               rimandare il più a lungo possibile.
               A tratti Talani descrive il turbine che sconvolge l’aria marina anche come una sorta di rito
               purificatore non privo di sconvolgente bellezza, un galoppo che percuote violentemente
               tutto ciò che si trova sulla sua strada, che al suo cessare lascia rovine, e tuttavia anche un
               orizzonte terso, che apre il cuore alla speranza di una nuova vita, tutta da ricostruire.
               Con  il  suo  passare,  quel  paesaggio  marino  amato  e  tante  volte  indagato  nei  dipinti,
               appare a Talani trasfigurato, prende ora l’evidenza di un luogo scosso da un tumulto,
               che il pennello deve inseguire in un tono polveroso e caliginoso: così, al fraseggio del
               tratto tendente al tocco fitto e minuzioso, si sostituisce adesso una pennellata più lunga,
               brumosa, meno carica di colore, che lascia spazio a dissonanze ed approssimazioni, pur
               essendo condotta dal pittore con immutata concentrazione e sorveglianza.
               Un forte vento di mare – Ery (cat.), è certamente una delle composizioni più significative
               di questa fase pittorica: esposto a più riprese in occasione di mostre personali e collettive,
               il dipinto, del 1999,  ritrae il padre dell’artista sulla battigia scossa dal vento. Alle sue
               spalle una teoria di ombrelloni si invola – è ancora Talani, nei suoi scritti, a indicare
               che il vento di mare porta via con sé indiscriminatamente uomini e cose – ed un sole
               nero  campeggia  sul  paesaggio  marino,  facendo  proiettare  l’ombra  scura  ed  indistinta
               del protagonista sulla spiaggia e sul mare in tumulto. La figura pare dissolversi in un
               crepuscolo roseo e annebbiato, maglie della sua sostanza corporea sciolte con il grembo
               opaco del fondale che la penetra, conferendole l’essenza di un abbaglio improvviso, di
               un’apparizione fugace ineluttabilmente destinata a stemperarsi nell’impietosa folata e
               smarrirsi in orizzonti più remoti.
               È la stessa figura che, mutata nelle sembianze, si espone in un nutrito gruppo di opere
               realizzate in questo giro di anni, poiché Talani sembra scosso da una nuova frenesia













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