Page 19 - GIAMPAOLO TALANI
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ad affrontare l’impeto della forza del vento. La mano dell’artista è guidata, intorno alla
               figura, da intense increspature d’emozione, in un’ansiosa volontà di fermare sulla tela
               l’evento nel pieno del suo volgersi. Lo si evince dalla lettura di Uomini in alto mare (cat.),
               del 1999,  dove si scorge a fatica  (tanto i piani si confondono), il busto di tre giovinetti
               emergere dalle onde del mare agitato dal vento, o di Il vento e i pesci (cat.), dello stesso
               anno, dove due tipiche figure della battigia perdono la staticità iconica per dare corso ad
               una emozionalità più fragile e momentanea, ottenuta per il tremolare di quel movimento
               che ne dilata volumi e risonanze.
               Appartiene allo stesso periodo anche l’opera simbolo che Talani ha scelto per la mostra,
               Notte di luna piena (1998, cat.), in cui alita quel senso di misteriosa sensualità che è uno
               dei suoi temi più scoperti. Torna il simbolo della rosa, stretta fra le labbra del protagonista,
               fermato insieme ad un giovane corpo di donna che si adagia soavemente su un sofà, in
               una piena ed erompente manifestazione della sua sensualità. Una composizione ancora
               apprezzabile per la morbida, calibrata sospensione dei termini, ma ancor di più per la vigile
               attenzione ai rapporti di colore, modulato fra tonalità dorate e blu-azzurrine, che creano
               preziosi passaggi sulla nitida distesa del fondale. Un fugace riposo dall’inquieta visione
               della  battigia  ventosa,  al  quale  Talani  non  rinuncia,  bruciato  dall’ansia  dell’evasione
               come lo sarà, lo vedremo, lungo tutto l’arco della sua carriera nella quale la sua spiaggia
               sarà abbandonata più volte ed altrettante volte ripresa, con l’aggiunta di nuove trame e
               sottintesi.
               Storie Salate e Cercatori di pesci, che raccolgono un gruppo di quadri dipinti fra il 1999
               ed  il  2001,  trovano  infatti  significato  nel  sistema  di  angolazioni  insistite,  ripetute  in
               stretta successione, del luogo in cui il pittore pare fermo ad aspettare i suoi soggetti, i cui
               destini si incontrano e si incatenano proprio in quella congiuntura. Protagonista di questa
               nuova fase pittorica continua così ad essere quella folla di avventori che Talani manda
               in giro per la battigia come messaggeri dell’avventura umana, investendoli tuttavia di un
               rinnovato sentimento di umana solidarietà, che li rende più veri e signicanti.
               Compagni  del  vento  –    elemento  ormai  immancabile  di  ogni  composizione  –  e  dei
               propri  ricordi,  i  fieri  dignitari  di  questo  mondo  vagheggiano  senza  meta  fermandosi,
               come in Passeggiata nella nebbia (cat.) un attimo di fronte al pittore-spettatore, come
               distrattamente richiamati dalla sua presenza; gli mostrano i pesci che la marea gli ha fatto
               rinvenire (Due uomini con i pesci, cat., Bagnante con il pesce, cat.) con gesti nei quali
               affiora un’ironia bonaria, scherzosamente canzonatoria, tipica di chi si rivolge a qualcuno
               che sente amichevolmente vicino.
               È anche il momento, questo, in cui fanno capo le ombre (tema che Talani approfondirà
               in seguito, in una serie di dipinti che le vedono come soggetto esclusivo), originate dal
               riflesso di un oscurato sole zenitale, come in Mareggiata (2000, cat.), dove alla vista del
               paesaggio  marino  si  affiancano,  protendendo  con  rigida  e  inquieta  inclinazione  nella
               parte bassa del dipinto, tre sagome che riflettono i colori del quadro e si mescolano con
               la luce dell’ambiente. Vediamo dunque ciclicamente tornare l’invito alla doppia lettura
               dell’opera, giocata sul sottinteso della presenza/assenza, come già per Un forte vento
               di mare, della capacità del corpo, ma anche della sua ombra (anima) di comprovare la
               presenza nella realtà.
               Forme instabili che concentrano in sé tutta la forza del ricordo, dell’eco interiore, che
               Talani imprime con energia sulla tela, cogliendo senza esitazioni il centro del proprio
               argomento, rappresentando cioè l’esistenza umana come un incontro tra individui reali
               ed esseri residuati da un altro mondo, il regno più profondo, mnemonico, laddove è
               possibile imprigionare una presenza, preservandola dall’offesa del tempo.












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