Page 16 - GIAMPAOLO TALANI
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Giampaolo Talani
Tav. XI
nell’ignoranza, nel non sapere o nel falso sapere. E cosa vi sarebbe stato di più falso, di più errato che, ad
esempio, credere che Ery avrebbe potuto essere immortale, e così l’artista stesso e tutti noi? Cosa di più
sbagliato e non corretto che supporre, anche solo per un attimo, che mai ci saremmo divisi dagli affetti, mai
avremmo sperimentato quel dolore che milioni di creature, prima di noi, hanno sperimentato? Ecco Giampaolo
Talani ha il profondo coraggio di gettare nella storia dell’arte questo quadro, Un forte vento di mare – Ery, così
doloroso, così pessimista, così sofferto proprio perché esso è la denuncia dell’ingenuità dell’artista, del suo
errato credere che suo padre mai sarebbe partito, che il vento mai avrebbe sconvolto i suoi piani. E’, in un certo
senso, il riconoscimento della sua stessa ignoranza rispetto alla reale natura delle cose e, quindi, la scoperta
dell’origine della sofferenza.
Talani, nelle opere di questo periodo, decide di compiere una full immersion in quell’esistenza di cui ora inizia
a comprendere le leggi. Per la prima volta, da quando dipinge, immerge delle figure dentro il mare, metafora
dell’inconscio inconoscibile, come si può vedere in Uomini in alto mare del 1999. Il verde etrusco della superficie
liquida, increspato di onde sulle quali si proiettano le ombre di tre giovinetti, dei quali emerge solo il busto,
è quasi una lacca antica. Le figure sono sfumate, l’esito della scena inconoscibile ma il messaggio è chiaro:
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