Page 20 - GIAMPAOLO TALANI
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Giampaolo Talani
Nobile Verità: Esiste una via per la
cessazione della sofferenza e questa
via non appartiene al mare.
Infatti, come possiamo vedere
nell’opera che porta, appunto, il
titolo di Finisterre, del 2002 il mare
non c’è. Il castello di Finisterre,
opera del 2002, è fuori dall’acqua,
non ha legami con il mare, è del tutto
terrestre richiamando alla memoria
certi borghi della Sabina o umbri, con
le case appollaiate in ascesa verso
la sommità del colle dove si erge
maestosa la dimora più importante.
E’ una via più o meno così che
porta allo sradicamento del dolore di
vivere e quest’opera è l’inizio di quel
percorso, di quel Nobile Sentiero che
l’artista si accinge ad intraprendere.
Insomma con Finisterrae l’artista
si appresta a salutare, a partire
definitivamente per quel viaggio
tutto interiore verso il quale ha
sperimentato una vasta gamma
di sentimenti dei quali, in questo
testo, abbiamo, purtroppo con le
limitazioni dovute alla necessaria
brevità, cercato di tratteggiare i
momenti fondamentali. Talani, fin
dall’inizio, contiene in sé Finisterrae
ma gli occorrono lunghi anni per
arrivare a depositare tale immagine
su una tela. Deve, prima, compiere
tutto un percorso di consapevolezza,
farsi marinaio, conoscere il vento,
sperimentare l’ombra, immergersi
nel mare, uscirne, veder distrutti tutti
i suoi castelli di sabbia per approdare
finalmente alla decisione che quel
viaggio, di cui egli stesso rappresenta
l’oggetto, deve compiersi. Questo
processo si attua con una costanza,
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