Page 18 - GIAMPAOLO TALANI
P. 18

Giampaolo Talani









                     mani e la figura più alta, che abbraccia quella più bassa, ne afferra anche uno con al bocca. Perché?
                     Perché l’abbraccio? Perché il pesce tenuto con le labbra? Perché l’artista sta iniziando qui quel lento
                     movimento di discesa nei suoi Inferi personali ma ancora è timido. Ha catturato intanto quella creatura
                     marina, abituata alle profondità del mare, che è il pesce e tenta con essa una qualche forma di familiarità
                     nella speranza di poterne apprendere qualche segreto sulla vita laggiù, sotto la superficie liquida. E’ in
                     un certo senso un quadro d’iniziazione, bellissimo e aspro quanto mai con le ombre delle due figure
                     che si proiettano sul muro retrostante, o forse direttamente sul paesaggio?, sfumate e indistinte come
                     l’esperienza che l’artista va compiendo.


                     Questa spiaggia non ha più segreti tra i suoi
                     Sassi tondi, non ha più conchiglie sulla riva
                     Giampaolo Talani


                     Nel quadro Due uomini con i pesci, del 2002, - appartenente alla serie di opere  Cercatori di pesci,
                     gruppo di opere nate tra il 1999 e il 2002, insieme a Storie Salate – inizia davvero l’assenza del mare.
                     Due uomini frontali reggono ciascuno, nella mano, un pesce. Altri due pesci sono a terra insieme ad una
                     rosa, rossa. Vi è una sospensione dei gesti, tradita dalla mano dell’uomo di sinistra come se proprio ora
                     si fosse girato, richiamato da un qualche cenno che sta fuori della tela. Del mare rimane la citazione,
                     attraverso i pesci, ma esso non è più che un lontano ricordo. L’artista ora non può pensare al mare.
                     E’impegnato in un compito assai arduo, nel realizzare la Terza Nobile Verità: Esiste la cessazione della
                     sofferenza.
                     Dopo la presa d’atto della sua esistenza e la scoperta della sua origine, l’artista è ora impegnato nello
                     scoprire  se  essa  può  cessare  per  sempre,  se  l’uomo  possa  liberarsene.  Il  pesce  tenuto  saldamente
                     nelle mani dei due uomini con pesci sembra asserire di sì. Il pesce, creatura guizzante e instabile per
                     eccellenza, è catturato, l’eterno procedere dell’esistenza bloccato. La sofferenza può cessare ma, in
                     questo suo finire, lascia un gusto amaro nella bocca, quasi un’incapacità di proferir parole.
                     Con questa Terza Nobile Verità Giampaolo Talani entra nel territorio più segreto, intimo e sacro della
                     storia dell’arte. Vi riesce compiendo un’operazione unica, nel panorama artistico italiano, ma forse
                     mondiale, che è quella di conciliare la cronaca contemporanea con la grande storia, di fare della sua
                     pittura il luogo di rinascita della grande maniera antica, attualizzata, tuttavia, in modo tale che lui può
                     parlare con i contemporanei in un idioma unico, speciale, altamente simbolico, un alfabeto di simboli
                     creato direttamente da lui.
                     Con l’effettiva realizzazione della  terza Nobile  Verità, Giampaolo  Talani esce definitivamente
                     dall’esplorazione degli abissi marini e dell’ingenua meraviglia delle prime raffigurazioni frontali, della
                     sospensione di tempo e di luogo che sembravano collocare le sue opere in un passato inconoscibile,
                     non rimane adesso quasi più nulla. I Due uomini con i pesci ne sono la dimostrazione. Le figure sono
                     velate, sfumate, i pantaloni, le camice stropicciate dall’insostenibile peso dell’esistenza che ne ha
                     alterato un poco anche i contorni dei visi. Il mare le ha lavorate e le pennellate ne riportano su tela le
                     tracce con un’operazione di grandissima pittura.
                     Sullo scavallare degli anni 2000 nasce il gruppo di lavori  dal titolo Finisterre. Il tema della partenza.
                     Partenza dall’esterno per dirigersi verso l’interno. Partenza dal fuori verso il dentro. Partenza dal sé
                     consueto e solito verso un altro sé ignoto e sconfinato. Con  Finisterre l’artista pronuncia la Quarta













                   16                                                                                                    Tav. XIII
   13   14   15   16   17   18   19   20   21   22   23