Page 26 - GIAMPAOLO TALANI
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nell’aria la scia della mano aperta in un gesto di saluto, come già le ombre proiettate
                                   sulla sabbia), ritratto insieme ad un altro personaggio, la cravatta ed i capelli mossi dal
                                   vento, il quale abbassa la testa, assorto nei propri pensieri, concentrato nella meditazione
                                   sulla propria partenza. Inserite casualmente nella composizione, come nell’affresco della
                                   stazione, sono le note immaginette simboliche di pesci, conchiglie, barchette, profili di
                                   figure femminili, condotte con l’immediatezza e la verginità del disegno infantile, che dai
                                   paramenti murali dei primi dipinti si ripropongono, a segnare il filo di continuità con la
                                   ricerca precedente.
                                   Esemplari come quello appena descritto, che ritraggono sezioni dell’affresco di Santa Maria
                                   Novella, vanno a nutrire, tra la fine del 2005 e tutto il 2006, un folto gruppo di dipinti e
                                   studi preparatori, tanto è stato lungo ed intenso, per Talani, il lavoro propedeutico alla
                                   definitiva messa in opera di Partenze; così come altrettanto intensa è stata la riflessione
                                   post factum, dettata dalla volontà di risalire a quei processi che hanno determinato le
                                   scelte compositive risolte nell’imponente corteo dei diciannove monumentali viaggiatori
                                   della stazione di Firenze.
                                   Due ombre amiche (2005, cat.), dove ritorna la raffigurazione dell’abbraccio fra padre e
                                   figlio, ci dà modo di considerare come il lungo processo creativo che ha portato Talani a
                                   fissare l’idea compositiva di Partenze vada ad intersecarsi, fin dal principio del 2005, con
                                   la trattazione di Ombre, l’ultimo momento tematico che andremo qui ad analizzare, e
                                   che ci introduce nel vivo della ricerca che, a tutt’oggi, Talani sta conducendo.
                                   Apparse per la prima volta negli anni di Storie salate, sempre associate  a figure umane, o
                                   al paesaggio, le ombre attestavano la loro presenza attraverso la proiezione sulla battigia:
                                   rese frontalmente, immobili e controluce in silhouettes che di norma richiamerebbero
                                   la presenza di un essere vivente, sono chiaramente appartenenti al mondo dell’ignoto,
                                   presenze del passato che fuggevolmente si incarnano oltrepassando l’immaginaria cortina
                                   che le separa dal mondo reale. Ma l’ombra non è, come per la poetica espressionista
                                   (che pure Talani ha guardato ed approfondito negli studi giovanili), la seconda, oscura
                                   identità, la funerea annunciatrice dell’appartenenza al mondo della morte: al contrario,
                                   queste  immagini  paiono  piuttosto  alludere  alla  ricomparsa  di  anime  “amiche”,  che  si
                                   manifestano proprio in virtù della forza del ricordo di chi le vede. Il tema della memoria
                                   torna dunque a riprendere la centralità nella poetica di Talani; la memoria intesa come
                                   luce,  come  bagliore  che  restituisce  la  vita    (“Solo  il  buio  le  uccide”,  scrive  Talani  a
                                   proposito delle ombre), unico elemento che può rivelare il senso di una presenza. La luce
                                   non modella le ombre, ne svela solo il fantasmatico apparire: l’immagine, più che mai, da
                                   contemplazione diviene visione.
                                   Nel  gruppo  di  opere  recentemente  eseguite,  Talani  torna  a  servirsi  dell’espediente
                                   pittorico del muro come campo di proiezione della figura, che si guadagna un primo
                                   piano ancora più prossimo allo spazio dell’osservatore: lo si vede in L’ombra e la rosa blu
                                   (cat.), dove un’ombra scarnificata si staglia contro il chiarore di una parete sulla quale
                                   è stata lasciata una  rosa. Stilisticamente,  Talani  traduce  la figura  nella  sua apparenza
                                   tramite una pennellata ondulante, discontinua, aperta ad incastri balenanti di luce ed
                                   ombra; procede per grovigli di segni a definire plasticamente la forma, attaccandola poi
                                   con tocchi irregolari di rosso acceso, quasi a ricordare che non di una presenza reale si
                                   tratta, ma della sua essenza spirituale.
                                   La  trattazione  delle  Ombre,  come  già  anticipato,  va  ad  intrecciarsi  con  il  tema  della
                                   Partenza – troviamo tutta una serie di dipinti di ombre con la valigia rossa, premonitrici del
                                   futuro sviluppo nell’affresco di Santa Maria Novella (cat.) – ma anche con lo storico tema
                                   della battigia, nella quale il pittore non rinuncerà mai a tornare per trovare      verifiche













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