Page 7 - PAOLO STACCIOLI
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I Segni della Terra.
Tracce di memoria nell’arte ceramica di Paolo Staccioli
di Elisa Gradi
Una selva gremita di cavalieri si scontra in un intarsio che può offrire al suo immaginario nomade. Gli offre il
di armature, lance e vessilli, araldi suonanti e drappeggi; ricordo struggente di stagioni perdute, l’unico luogo nel
una giostra di cavalli indomiti, incalzati dal morso degli quale l’immaginazione può ancora vincere il confronto
speroni, si contende all’impazzata il primo piano della impari con la disarmonia e la menzogna del reale.
scena, portando con sé guerrieri tesi ed eccitati dalla Così è asserito il fatto primo della genesi della vita
battaglia, rivestiti di luccicanti bardature. Un’architettura artistica di Paolo Staccioli, un ripercorrere diacronico
sublime di trame, luci e volumi, dalla quale si erge della duplice infanzia, sia questa biografica e familiare,
fieramente un destriero, si impenna liberandosi dal giogo che della tradizione artistica fiorentina: ed il ritorno
del cavaliere, e diviene centro focale, punto prospettico alla dimensione onirica, primordiale, con la costante
e sommo della rappresentazione. È la celebre Battaglia riproposizione dei suoi simboli figurali, è così la modalità
di San Romano, dipinta da Paolo Uccello nel 456, per che verrà a segnare indelebilmente, quale struttura
celebrare la vittoria che le truppe fiorentine riportarono portante, il suo operare artistico.
il giugno 4 sulle milizie senesi, capeggiate da Si dimostra evidente fin dalle prime prove di pittura, per
Bernardino della Ciarda. le quali dobbiamo risalire al principio degli anni Settanta.
Un miracolo di abilità compositiva, che gareggia per Pervaso da epifanie nostalgiche, Staccioli riversava sulla
modernità e forza espressiva con le avanguardie storiche tela i suoi capriches così come si formavano nella sua
del Novecento, capace di suggestionare l’immaginario di mente: irrazionali e giocose fantasmagorie, con giostre di
un artista contemporaneo, poiché suscita un continuo cavallini-giocattolo che vibrano nell’aria accompagnate
interrogativo sul percorso della costruzione dell’opera da putti volanti; suonatori di trombe, giocolieri,
d’arte, là dove è volto a rinvenire il punto di equilibrio bambole e pulcinella si muovono con passo danzante fra
fra il compiacimento estetico, l’elaborazione concettuale schiere di cavalli, fluttuano in vastità ventose, inondano
e la rappresentazione dell’irreale. Una narrazione nella la tela di storie senza tempo, guidate dal sentimento
quale l’elemento cronachistico cede audacemente il ora velatamente malinconico, ora burlesco, del loro
passo all’evocazione poetica, vibrante fra le irregolarità creatore.
ardite e sensuali del colore. Un mondo che sembra animato solamente da girandole
Dalla contemplazione della Battaglia di San Romano vorticose di personaggi fantastici e cavallini; un mondo
Paolo Staccioli trasse forse, ancor prima che la sua natura dove non esiste né regola prospettica, né struttura
artistica fosse giunta a piena maturazione, il sostegno compositiva che possa condizionare, in qualche modo,
di una sfera immaginativa in grado di sviluppare il il libero dilatarsi della sua inesauribile inventiva. Un
già nutrito potenziale di energia espressiva in suo universo formale che gli garantisce un legame illusorio
possesso. Ora la vis esaltante del cavallo che disarciona con il passato, scomposto e poi ricomposto nella rete dei
il condottiero, con le sue forme schematizzate e ridotte a ricordi in cui si insinua la memoria dell’artista, spinta
puro volume, si associa alla nozione di un’immagine, già fino a presentarci un congegno schiettamente originale,
patrimonio della sua coscienza visiva. E una foto del padre intessuto del suo corteo di associazioni, di rievocazioni,
bambino, che ha voluto farsi ritrarre con il suo balocco di sogni.
preferito, un cavallino di legno fissato ad un telaio con Sono immagini che si susseguono e si rincorrono nel
le ruote, finisce per conferire corporeità a quella visione. loro farsi: quasi come non vi fosse premeditazione, si
In quel cavallo, ecco condensarsi il significato dell’atto assoggettano ad una continua metamorfosi nella forma
creativo: un’immagine che si offre all’artista facendosi e nel movimento, cariche d’una suasiva ed accattivante
riconoscere per la propria familiarità, per l’ospitalità componente simbolica.
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