Page 27 - GIAMPAOLO TALANI
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Ombra rossa









                     dove egli raffigura e indaga la folla, i gruppi, come nel quadro Animali di Battigia, del 2003, stavolta non immoti
                     e fissi come nei Musicisti, ad esempio, ma in movimento, camminanti, chiacchieranti insomma agenti in un
                     universo al quale l’artista ora guarda con rinnovato pensiero. Non dimentichiamo che l’artista, ora, sa di poter
                     sconfiggere la sofferenza attraverso una strada che ha appena iniziato a seguire. Egli ne è certo in virtù di tutto
                     un lavoro preliminare grazie al quale ha compreso l’esistenza della sofferenza, la sua origine, la possibilità della
                     sua cessazione.
                     Vi è quindi, dopo quest’opera ciclopica, intellettuale e fisica insieme, di comprensione, un momento di pausa
                     visibilissima, appunto, nel quadro Animali di battigia, quadro nel quale il mare c’è ma ricorda un paesaggio
                     simile alle foci del Rodano, ad esempio, un’ amplissima striscia di terra inondata dall’acqua che poco ha a che
                     vedere con le insondabili profondità abissali nelle quali l’artista si è immerso.


                     Nel settembre del 2006 Giampaolo Talani realizza il grande affresco della stazione fiorentina di Santa Maria
                     Novella, dal titolo Partenze. L’opera è grandiosa, aldilà di tutti gli altri motivi, per la tecnica della sua esecuzione,
                     quel  bon fresco che l’artista, rarissimo nel panorama italiano e internazionale, maneggia con familiarità e
                     competenza, riproponendolo proprio lì, in quella città di Firenze che vanta, di tale tecnica, esempi altissimi.
                     L’opera è di indiscutibile bellezza e importanza, e rimandiamo, per un esame dettagliato di essa al bel volume
                     con testo critico di Elisa Gradi, edito da De Paoli Edizioni d’Arte.
                     Questo stupefacente affresco affronta, con decisione e grande maestria, il tema della partenza, appunto, ossia
                     dell’imbocco di quel Nobile Sentiero di cui Talani scopre l’esistenza, rivelandolo già nella serie dei quadri a titolo
                     Finisterrae. Qui, nel grande affresco di Santa Maria Novella, diciannove viaggiatori si susseguono sulla grande
                     superficie di 80 m² e tutto inizia da un “partente” che reca sotto braccio un pesce. Occorreva forse qualcosa
                     di più esplicito di questa dichiarazione, insieme biografica e intellettuale, per farci comprendere quanto questo
                     affresco sia il sudato risultato di anni di creazione di una grammatica simbolica propria, di ricerche coraggiose,
                     di esperimenti dolorosi condotti, tutti, sul filo di quella prima, dolente sensazione sperimentata in qualche
                     lontana estate della sua vita quando la sofferenza gli apparve all’improvviso?
                     Quanto questo possa rispondere al vero lo si percepisce già in Due ombre amiche del 2005, anno in cui l’artista
                     è del tutto preso dalla realizzazione degli studi che dovranno, poi, portare all’affresco di Santa Maria Novella.
                     In questo quadro le ombre, apparse per la prima volta nella serie Storie Salate, sono più chiaramente stagliate
                     sullo sfondo di un paesaggio marino che tuttavia inizia a perdere forme definite. Tra la spiaggia e il mare vi
                     è fusione, incontro, miscelazione. Non c’è più la battigia che separa nettamente i due ambienti ma vi è, al
                     contrario, un compenetrarsi. I due protagonisti del quadro, supponiamo padre e figlio, sono vicini, di fianco, il
                     figlio tiene la mano libera sulla spalla del padre: non vi è esitazione né malinconia: è l’armonia che caratterizza
                     questo quadro dove la camicia rossa del ragazzo segue la medesima texture materica della spiaggia e del
                     mare, e la cravatta gialla svolazzante del padre è, in fondo, una partenza completamente vissuta
                     Il dolore c’è ma appartiene ormai al tessuto genetico dell’artista che l’ha rielaborato in forma alta e matura,
                     accedendo al suo significato più alto: se tutto, nella vita, è transitorio, impermanente, privo di sostanza propria
                     allora ogni evento, ogni gesto, ogni sguardo sono carichi di un’importanza quasi sacrale. La restituzione di un
                     significato profondissimo al paesaggio delle sue origini, alle vicende della sua vita – trasportandole nello spazio
                     a-storico dell’arte – è operazione che Talani compie proprio perché ha potuto comprendere fino in fondo il
                     dolore, la malinconia, l’insensatezza apparente di ciò che, comunemente, chiamiamo vita.
                     E’ grazie a questa comprensione che riesce a stare nel momento presente, approfondendolo fino a limiti
                     inconcepibili, scarnificandolo, essenzializzandolo, facendone momento già storico, pregno di importanza.













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