Page 16 - FABIO DE POLI
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olio su tela, 30 titoli, cm. 60x60 ognuno, cm. 1800 assieme
Il film dipinto di Fabio De Poli
Enrica Ravenni
Operasola ma non una sola opera. È dunque con un gioco di parole che si può sintetizzare questa realizzazione di
Fabio De Poli costituita da 30 elementi 60x60 che, se presentati l’uno vicino all’altro, danno l’idea di una visione
filmica fatta di fotogrammi indipendenti ma che letti consequenzialmente restituiscono un vero e proprio racconto,
un film lungo diciotto metri.
Un film attraverso il quale passa l’immaginario pittorico dell’artista, un film che rivela le passioni, gli amori, le
ispirazioni cui Fabio nel corso della sua carriera artistica si è rivolto.
Una pittura di segno e di colore, vólti, sagome, scritte, frammenti di memoria, fotogrammi che si rincorrono sulla
tela e che, a seconda di come sono posizionati sulla parete, raccontano una storia diversa; un gioco di incastri che
si rinnova a ogni nuovo accrochage. Ogni elemento è concluso in se stesso e quindi è un frame che racconta una
propria storia e che può vivere autonomamente.
I colori acrilici, accesi e brillanti, le campiture piatte, le forme astratteggianti rivelano il bagaglio culturale di De
Poli. Punti di riferimento da un lato sostanzialmente novecenteschi che affondano le proprie radici nel fumetto, nel
cinema, nella cartellonistica, nell’illustrazione rapida e immediata, ma dall’altro anche coordinate più “storiche”,
incentrate su quella modernità di fine Ottocento che ha visto, tra gli altri, Henri de Toulouse Lautrec e Kees van
Dongen testimoni di un’epoca.
Ci piace ipotizzare che il film di De Poli abbia inizio nella Parigi della fine dell’Ottocento quando Aristide Bruant si
esibiva a Le chat noir e Toulouse Lautrec immortalava nelle sue grafiche Jane Avril, per poi proseguire nella New
York degli anni Venti quando tra un charleston e un foxtrot l’America degli anni ruggenti viveva il suo periodo magico
prima della crisi del ’29. Dopo la parentesi del secondo conflitto bellico New York è ancora protagonista e strappato
a Parigi il titolo di “capitale del XIX secolo” si pone, per il nuovo secolo, all’attenzione del mondo con i suoi locali alla
moda, i musical, il rock and roll, i suoi grattaceli lindi e splendenti e le auto dall’inconfondibile design. Walt Disney
è diventato una star e l’action painting imperversa sul mercato dell’arte.
La vecchia Europa intanto cerca di risollevarsi dai postumi della guerra e Roma diventa il polo di rilievo internazionale
per quanto riguarda il cinema. Il mondo della celluloide catalizza nella capitale attrici e starlette, i grandi registi
d’oltreoceano vengono a girare in Italia e intanto si riconferma anche il cinema nostrano: De Sica, Rossellini tra i
registi più acclamati ma più che altro si affaccia alla ribalta Fellini.
Sono gli anni della ricostruzione e le prime Cinquecento approdano sul mercato dell’auto, i bambini leggono
“Topolino” e le mamme sognano di essere come Audrey Hepburn.
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